Quando torneremo a viaggiare? Cosa succederà quest’estate? Come cambierà il settore del turismo dopo il Coronavirus? Sono le domande più frequenti di questi ultimi giorni.
Il mio pensiero è semplice. È impossibile fare una previsione certa sulla base di una previsione sbagliata. Se dopo 38 giorni di lockdown in Italia non riusciamo ancora a prevedere quando e come potremo ricominciare, gradualmente, il ritorno a una “nuova” normalità, risulta assai complicato prevedere cosa succederà a un settore basato sullo spostamento delle persone dalla propria residenza.
Tuttavia, voglio condividere con voi una riflessione molto semplice.
Facciamo un esempio, la Calabria. Se si analizzano i dati ISTAT della regione relativi al 2018, quasi l’80% degli arrivi è composto da residenti in Italia. Per capire la rilevanza del dato, questa percentuale per il Veneto supera di poco il 30%, mentre per la Sicilia e la Sardegna non arriva al 50%.
Di questo 80% di turisti italiani, circa il 74% (considerando la media italiana dei turisti che si spostano in auto per vacanza), arriva in Calabria con mezzi propri. Si tratta di persone che evitano aerei, treni e modalità di trasporto che non possono garantire un adeguato “distanziamento sociale”.
Torneranno anche quest’anno? Probabilmente si, se il Coronavirus arresterà la sua corsa entro maggio e saremo in grado gestire il cambiamento, comunicando bene che i contagi sono bassissimi e che le nostre strutture ricettive, alberghiere e non, saranno pronte ad accoglierli in totale sicurezza.
Torneranno se saremo pronti a gestire, qualora fosse necessario, l’accesso alle spiagge in maniera regolata, garantendo il massimo della sicurezza.
Torneranno se saremo pronti a un’estate last minute, con il digitale al centro del processo di prenotazione e di fruizione dei servizi in loco.
Torneranno se non perderemo altro tempo.